Immagini forti che rievocano ricordi tra cui lo spavento di quegli interminabili momenti e mi riferisco al Terremoto che ha colpito l’Emilia e qualche tempo prima l’Abruzzo, ma anche eventi atmosferici improvvisi e violenti che dopo il terrore il terrore ed il panico lasciano immediatamente posto alla forza ed al coraggio di ricorrere a tutte le risorse per superare le emergenze. La forza dello spirito imprenditoriale capace anche in questi frangenti di raddrizzare la sorte, di non arrendersi e di trasformare repentinamente l’emergenza in opportunità, trovando sempre nella solidarietà e nella capacità organizzativa lo stimolo per salvare imprese e merci dal deperimento e dal disastro.
Mi basti pensare che è stata proprio l’iniziativa spontanea degli operatori ambulanti del mercato dell’Aquila a fungere da immediato volano di presidio del territorio, evitando l’immediato abbandono massivo degli abitanti dell’Abruzzo in occasione dell’evento sismico del 2009. Questo ricordo mi basta per provare un forte senso di orgoglio e di attaccamento alla categoria che rappresento.
Ripensando e ripercorrendo questi ultimi due anni, con le numerose novità che hanno investito il settore del commercio ambulante provinciale mi rendo conto di quanto ciò che viene rappresentato in queste immagini sia metaforicamente successo e stia succedendo con sempre maggiore frequenza anche all’ambulantato trentino. Fenomeni atmosferici incontrollabili od interessi di enti super-locali, di organizzazioni sportive, hanno portato eventi sul territorio che si può palesare abbiano danneggiato economicamente sia l’operatore che il sistema.
Lungi da me lo strumentalizzare le immagini e la drammaticità in essa contenute, rimane comunque forte la convinzione che la quotidianità ed il tranquillo andamento dei nostri mercati e fiere abbiano dovuto fare fronte a veri e propri scossoni.
In questo contesto, di fronte a forti nevicate o ad ipotetici interessi promozionali, appuntamenti sportivi, manifestazioni culturali o di intrattenimenti od altri affini, mercati e fiere sono stati surclassati e fortemente danneggiati, senza poter opporre resistenza, spesso senza consultazione e senza neppure l’ipotesi di sussidio riparatore.
In una drammatica carenza normativa che ha lasciato l’organizzazione aziendale di molti a soqquadro, cancellando spostando, limitando, modificando e svilendo appuntamenti mercatali e fieristici tradizionali per il calendario provinciale, gli operatori ambulanti con coraggio e spirito di sacrificio hanno saputo fare buon viso a cattivo gioco adattandosi, dove questo è stato concesso, ma in molti casi oltre a subire la soppressione o lo spostamento del mercato, gli effetti e l’indotto di eventi a grande richiamo sono stati negati agli operatori ed anche le proposte di possibile coesistenza sono state disinteressatamente cassate.
Resta la convinzione che equità e ciò che a buon senso pare ovvio, dovrebbero trovare un riscontro normativo che esprima a priori certezze e soluzioni che non devono e non possono diventare oggetto di tortuose concertazioni, di reiterate richieste, di umorali tergiversamenti, di medievalis et paternalis largitio. La situazione economica e sociale non lo consente. Tutto costa! Anche lavorare. Fra la stringente normativa sui contributi previdenziali (DURC), oneri di occupazione, spese di gestione e nettezza urbana, incontrollabili incrementi delle imposte, aumenti delle accise sui carburanti, adozioni di diversi e penalizzanti sistemi di calcolo delle tariffe igieniche, studi di settore, diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie; ci si rende immediatamente conto che il commercio su area pubblica necessiti di non sono tutela ma anche di istituzionali strumenti economici (vedi ammortizzatori sociali) e soprattutto di garanzie, in primis la certezza di un lavoro certo.
Non è possibile seguire un disciplinare che preveda di sopprimere mercati per cause che contemplano sotto la dicitura ”per cause di forza maggiore” eventi atmosferici ed ogni sorta di straordinaria occupazione di aree istituzionalmente individuate e regolamentate e concessionate quali aree mercatali.
Come spesso ribadito non si concepisca che gli operatori ambulanti intendano prendere in ostaggio i centri storici, la nostra bandiera è sempre stata la coesistenza degli avvenimenti e della mutua collaborazione tra organizzazioni. Gli operatori su area pubblica e le associazioni di categoria che li rappresentano hanno dato, in più occasioni per svariati motivi, in diversi contesti locali, prova di grande senso civico e maturità, ma non è più non solo concepibile, ma addirittura ammissibile che gli attori che decidono sul nostro lavoro siano altri, quasi sempre senza interpellanza o con mera richiesta di pareri consultivi e mai vincolanti e che gli amministratori pubblici declinino l’intervento diretto e decisorio, rigettando responsabilità ad enti organizzatori superiori. Non è accettabile il depotenziamento sindacale della categoria ed il despotismo amministrativo per fantomatiche cause di forza maggiore che lasciano piazze recintate e deserte, autotreni in sosta sull’area di mercato e montagne di neve su stalli che sono appannaggio di un’impresa che ha necessità e diritto di lavorare nelle migliori condizioni; di qui l’improrogabile necessità di arrivare ad una norma chiara ed inequivocabile che non lasci spazio ad interpretazioni di comodo, elastiche, soggettive, interessate, che preveda, qualora tutti gli sforzi possibili non permettano il regolare svolgimento del mercato, il recupero del mercato indipendentemente dalle cause che hanno impedito il regolare svolgimento, alle migliori condizioni, sia per gli operatori, che per la clientela, che per l’offerta e l’indotto commerciale che il mercato esprime.
La mia riflessione volge a conclusione perché è ben chiaro l’interlocutore della problematica e la natura profonda del problema. In un clima di generale insicurezza ed instabilità economica e di difficile comprensione del mercato non è procrastinabile l’intervento per rimediare a tutto ciò a cui serve rimediare. Un dialogo costruttivo e fecondo è possibile se e soltanto se ci sarà a tutti i livelli istituzionali il riconoscimento del commercio sua area pubblica quale attività imprenditoriale a tutti gli effetti.
Gli ambulanti sono sempre disponibili ad essere al servizio delle comunità, serve anche che la comunità gli dedichi la stessa medesima attenzione. Il mercato non è un gioco ed i banchi di vendita non sono pedine mobili da spostare a piacimento.
dott. Mauro Pedrotti, presidente di FIVA Trento