Nel primo congresso online della Federazione, l’Assemblea delle Associazioni conferma Giacomo Errico alla Presidenza. Rinnovati gli organi federali: per la prima volta il nuovo Statuto licenziato prevede una riserva di “quote rosa” in consiglio. Presentata una ricerca demoscopica sull’impatto della pandemia sul settore. La sfida: “Interpretare un ruolo di primo piano nel rilancio del tessuto economico del Paese. I nostri operatori, più che al sussidio, sono interessati al lavoro”.
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Giacomo Errico raggiunge per la settima volta consecutiva la presidenza di FIVA CONFCOMMERCIO, l’associazione di categoria più rappresentativa del commercio ambulante e su aree pubbliche. Una riconferma plebiscitaria decretata dal voto pressoché unanime tenuto scrutinio palese, reso necessario dalla modalità a distanza dell’assemblea congressuale. Riconosciuto il lavoro delle precedenti consiliature, ora la FIVA guarda al prossimo quinquennio.
Nella relazione programmatica, lo sguardo si posa sull’ultimo, difficile triennio: “Gli ultimi anni sono stati complicati, stretti tra l’incertezza normativa e la pandemia. Basta con le proroghe: è necessario incalzare la classe politica, garantire alle imprese un quadro stabile per rilanciare gli investimenti e invertire la flessione del settore, anche in termini di ditte attive. Le ricerche confermano la centralità del nostro mondo nel tessuto distributivo del Paese: un consumatore su due visita regolarmente il mercato”.
Da questa certezza si può ripartire. I dati dell’istituto Format Research, nonostante una evidente contrazione dovuta alla pandemia, restituiscono numeri di tutto rilievo: il 54% dei cittadini italiani con età superiore ai 25 anni continua a frequentare abitualmente i mercati. Significa un patrimonio di 24 milioni di persone che settimanalmente fanno visita al mercato, una ricchezza da non disperdere.
Ecco quindi le proposte per il futuro, condensate in una agenda precisa: “La pandemia ha imposto al Paese e alle imprese uno sforzo eccezionale. Noi abbiamo fatto e faremo la nostra parte, ma reclamiamo pari dignità rispetto agli altri settori, e non solo in termini di ristori economici. Assistiamo ad una moria delle imprese, le meno strutturate stanno già scomparendo. Quindi non bastano più palliativi. Serve un intervento deciso, a 360 gradi, in un quadro d’insieme, di sistema. Cioè un insieme di azioni coordinate e coerenti, che creino le condizioni del rilancio: robusti contributi a fondo perduto ed esonero da Tosap/Cosap per l’emergenza, ma per il lungo termine ci vuole coraggio e visione. Penso alla riforma del fisco, a facilitare l’accesso al credito, ad un fondo speciale per il rinnovo dei mezzi e l’ammodernamento delle aree di mercato in un contesto più ampio di rigenerazione urbana, nonché a un riordino complessivo delle norme che definiscono il commercio su aree pubbliche. Perché i nostri operatori, più che al sussidio sono interessati al lavoro”.