I pericolosi spostamenti dei mercati ordinati dai comuni per motivi di causa di forza maggiore riscontrati e richiesti da enti terzi alle amministrazioni.
Nell’ultimo stralcio d’estate si è assistito ad un pericoloso costume di alcune amministrazioni che sindacalmente ha acceso una forte spia d’allarme poiché in un certo senso contravvengono alla normativa ed azzerano lo spazio concertativo delle associazioni.
Caso 1. Una scuola deve temporaneamente permettere l’accesso ad un edificio scolastico di fortuna ad uso mensa, poiché la scuola e la palestra sono in fase di ristrutturazione e tale lavoro necessiterà di circa un anno di tempo. Il mercato insiste sulla piazza di accesso al nuovo edificio. La dirigenza scolastica impone a suo dire e per motivi di sicurezza degli scolari lo sgombero ed inibizione ad ogni attività della piazza. RISULTATO: il mercato spostato in altra area non centrale, commercialmente non appetibile.
Caso 2. Trentino Trasporti necessita di spazio di manovra per l’inversione dei mezzi extra-urbani. L’unico spazio di manovra nel paese è individuato nella piazza centrale sulla quale è stato tre anni prima posizionato su volontà dell’amministrazione non a caso il mercato quale perno di vitalità per il centro del paese e dell’intera vallata. Manifestati i pareri di Trentino Trasporti e di servizio trasporti provinciale Il mercato, con ordinanza sindacale il mercato viene spostato in un cortile cinto da mura di pietra alte un metro e mezzo, scarsamente visibile e senza posteggi attigui all’area mercatale.
Caso 3. Con cadenza biennale si deve svolgere la manifestazione Artingengna quale vetrina delle eccellenze artigianali trentine. La manifestazione necessita di ampi spazi espositivi (tensostrutture, gazebi, casette in legno). L’unica area individuata all’uopo per ospitare la manifestazione è quella mercatale. In sintesi per due edizioni il mercato viene frazionato in due tronconi e spostato in area commercialmente meno appetibile e poco servita da parcheggi con grave perdita economica da parte degli operatori. Il centro storico viene interessato dai lavori di montaggio e smontaggio per 15 lunghi giorni con grave disagio per l’intera area di mercato.
Ciò che abbiamo appena scritto sintetizza quanto è successo recentemente in due comuni trentini e che non poco mi preoccupa in quanto dirigente sindacale dell’ambulantato.
Credo che una attenta riflessione sul metodo di lavoro sia necessaria in quanto i presupposti normativi provinciali incitano i comuni alla comunicazione e concertazione con le associazioni di categoria, in merito ai problemi dei mercati e delle fiere. Premettendo che non è certo prerogativa dei mercati prendere in ostaggio i centri storici, ma al contrario animarli e renderli vivi, risulta evidente che l’inserimento di un ente terzo che ha interessi e prerogative gestionali totalmente estranee, se non addirittura in contrasto con il mercato, non può e non deve intervenire con così ampio potere sulle amministrazioni comunali ed in seconda battuta sul mercato.
Nel riconoscere che ci possano essere delle situazioni che meritano attenzione da parte degli ambulanti, è altrettanto vero che ci devono essere altrettanta attenzione e garanzie per chi svolge un’attività commerciale così particolare e delicata come l’ambulantato.
Nel rendersi disponibili all’analisi delle problematiche, non ammissibile che le amministrazioni by-passino di sana pianta le associazioni di categoria in quanto oltre a danneggiare pesantemente la categoria economica, senza cognizione di causa e senza esperienza diretta, si finisce per risolvere un problema tecnico adottando semplicemente le soluzioni di volta in volta più comode ed economiche per l’amministrazione o l’ente terzo che gestisce l’evento.
In questo modo vengono facilmente liquidate le aspettative ed il diritto al lavoro degli operatori su area pubblica con un banale “…basta spostarli” che esonera da ogni responsabilità e riduce la concertazione a banale informazione.
creando un disservizio ed un impoverimento del tessuto sociale, perché va ricordato che soprattutto nei borghi e nei paesi il mercato non è un semplice canale di vendita, ma è un momento rituale e tradizionale della vita stessa dei paesi.
La conclusione di questa riflessione ci porta ad interrogarci se questi appena citati siano eventi isolati o se una tale superficialità nel ricollocare i mercati non faccia invece emergere una tracotante visione d’impero, anche alla luce del rilascio del decreto cultura (n.125 del 31 maggio 2014) a firma del ministro Franceschini, oltre ad una immaturità amministrativa e gestionale da parte delle rinnovate amministrazioni. Non si dimentichi che determinate posizioni dei mercati non sono state scelte a casaccio, ma quasi sempre sono il sono il frutto ed il risultato di un lavoro e di un percorso sindacale, spesso costato molto lavoro e svolto a quattro mani, durante le scorse legislazioni.
Osservando ed analizzando quanto contenuto nelle documentazioni in nostro possesso comprendiamo quanto questo tipo di riflessione metodologica sulla gestione dei mercati dovrà da parte nostra essere presentata con urgenza all’ente provinciale in quanto in tale politica non ravvediamo solamente un pericolo per le imprese che rappresentiamo ma il anche il prologo di una desertificazione ed impoverimento del tessuto economico e sociale dei paesi trentini e del concetto sovrano di democrazia. Atteggiamento più volte riscontrato in ambito governativo, ove il ruolo delle associazioni di categoria in senso lato, dei sindacati dei lavoratori o delle opposizioni di governo sono visti più che come strumento di confronto e di crescita, solamente come un intralcio al proprio disegno politico.
Il plus-valore della esperienza delle associazioni va dunque riconosciuto in quanto lo spostamento di un mercato non è un atto puramente razionale a formula binaria, si o no, ma contempla, con la compartecipazione e l’impegno di tutti gli enti e degli operatori un ingente ventaglio di opzioni che permettono, con impegno e volontà, la coesistenza ed il soddisfacimento delle esigenze proprie ad uno status quo attento e capace di soddisfare aspettative e necessità di tutti gli operatori, di tutti i clienti, di tutti gli utenti nell’ottica del raggiungimento di un accresciuto bene comune.
dott. Mauro Pedrotti, presidente di FIVA Trento