La G.U. n. 125 del 31 maggio 2014 pubblica il Decreto Legge 83/2014 (cosiddetto Decreto Cultura o ArtBonus) che ha iniziato alla Camera il suo iter per la conversione in Legge. L’art. 4 del Decreto interviene sulla materia dell’esercizio del commercio su aree pubbliche nelle aree di pregio archeologico, architettonico, storico ed artistico, attraverso l’ennesima modifica all’art. 52 del Decreto Legislativo 42/2004 (cosiddetto Codice dei beni culturali). Appare del tutto evidente che la norma così scritta, al di là della risibile esiguità dell’indennizzo, postula l’espulsione del commercio ambulante da ogni centro storico. In tal senso essa appare assolutamente inaccettabile ed è quello che la Federazione ha rappresentato all’Audizione odierna presso le Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive). Peraltro, nella relazione al provvedimento (cfr. Atto Camera 2426 pp. 6/7) emerge con chiarezza che l’obiettivo che il Governo si propone è quello del ripristino dei criteri selettivi di cui all’art.16 commi 1 e 2 del D.Lgs.59/2010 colpendo in tal modo le disposizioni transitorie di cui al punto 8 lettera b) dell’Intesa in Conferenza Unificata e quindi la proroga delle autorizzazioni fino al 2017 e ripristinando sic e simpliciter la famigerata “direttiva Bolkestein”. Su questo tema la Federazione ha incontrato la piena solidarietà del sistema confederale – il Presidente Sangalli ha già scritto ai Ministri Franceschini e Gnudi e la memoria della Federazione è stata recepita nel documento consegnato in sede di audizione – e di numerosi parlamentari. Nel corso dell’audizione (che, per ragioni di tempo, è stata piuttosto contenuta), il Presidente Errico ha efficacemente sottolineato le motivazioni per le quali la Federazione chiede lo stralcio dell’art.4 offrendo contestualmente la disponibilità a discutere seriamente dei modi e dei termini per consentire la presenza degli ambulanti nei centri storici purché non vi siano colpi di mano e che il Governo non assuma posizioni pregiudiziali. Allo stesso modo il Presidente di Anva Confesercenti Innocenzi ha ricordato il valore aggiunto che producono i mercatini turistici e la necessità primaria di combattere l’abusivismo, non di penalizzare le imprese regolari. Anva e Fiva hanno stabilito – al termine dell’audizione – di avviare un’azione comune e unitaria con la predisposizione di un documento comune da inviare ai Ministri della Cultura e dello Sviluppo Economico, ai Presidenti e ai Componenti delle Commissioni Parlamentari nonché da diffondere ai livelli territoriali per avere una sensibilizzazione sul tema da parte dei Parlamentari Locali ; la predisposizione degli opportuni emendamenti al testo dell’art. 4 ; la richiesta di incontri immediati con i Ministeri interessati. Allo stesso tempo Anva e Fiva non hanno escluso una eventuale mobilitazione in relazione all’iter del provvedimento. Per completezza di informazione riportiamo una sintesi dell’intervento del Presidente Errico.
“Nel rinviare alle osservazioni più approfondite del documento che abbiamo consegnato e ricompreso in quello della Confcommercio e nel ricordare che l’art.4 nulla c’entra con lo spirito e gli obiettivi del Decreto Legge in esame, mi preme rilevare tre fondamentali aspetti della questione. (1) Se l’obiettivo dell’art. 4 era quello (ma così non pare e non è, almeno a giudicare la relazione al provvedimento, dobbiamo dire che, al contrario, esso incentiverà l’abusivismo a scapito delle imprese regolari. Tempo 12 mesi data la situazione sarà del tutto peggiorata e le aree di pregio delle nostre città diventeranno, molto più che ora, terra di nessuno. (2) La sostanziale deregulation dell’art.4 e l’assoluta discrezionalità che esso produce, senza alcun bilanciamento di criteri, mette a rischio faticosi processi di applicabilità delle norme nazionali e comunitarie, introduce pesanti discriminazioni, lede prerogative regionali, aprirà forti contenziosi sotto il profilo amministrativo. (3) Siamo disponibili a cooperare attivamente per il decoro delle aree ma non accettiamo di essere espulsi dai centri storici né di essere emarginati dal tessuto distributivo. A maggior ragione se l’unico beneficio rimarrà per gli abusivi o per le imprese del grande capitale. Ci assumiamo le nostre responsabilità ma non accettiamo di essere indicati quali i soli responsabili del degrado e quindi la risposta che ci aspettiamo dal Legislatore non può essere quella di cacciare gli ambulanti. Nel mentre i nostri Centri Storici si stanno sempre più desertificando e nel mentre si tollera ogni forma palese oppure occulta di abusivi e di pseudo mercatini delle più svariate risme (da quelli dei falsi agricoltori, agli hobbysti, all’antiquariato da un tanto a chilo) si sceglie di mettere a rischio una categoria forte di 180 mila microimprese e 500 mila addetti che avrà pure i suoi difetti ma che si è dimostrata capace di convivere con le esigenze di tutela e valorizzazione dei centri storici e turistici. Restiamo a disposizione di chiunque, in primis i Dicasteri interessati, voglia approfondire la questione della nostra presenza nelle aree di pregio senza retroterra ideologici o motivazioni precostituite e preordinate da situazioni del tutto particolari e del tutto locali. Chiediamo pertanto – come anche chiede la consorella Anva Confesercenti – pertanto lo stralcio dell’art. 4 o, in subordine, una sua riscrittura più rispettosa della vera realtà del commercio su aree pubbliche, in grado di contrastare più efficacemente l’abusivismo e meglio compatibile con le esigenze di decoro delle aree di pregio.